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Nel secondo dopoguerra, in un'epoca ribattezzata "età atomica" già all'indomani del lancio della bomba A su Hiroshima e Nagasaki, l'atomo (sia civile che militare) divenne una presenza costante, familiare e insieme minacciosa, per l'opinione pubblica internazionale nel contesto della Guerra Fredda. Il libro ricostruisce le mentalità sedimentate, le rappresentazioni diffuse e i mutevoli atteggiamenti della popolazione di fronte alla questione nucleare nel corso degli anni Sessanta. I tre contesti indagati - gli Stati Uniti, la Francia e l'Italia - consentono di mettere in luce, all'interno della comunità atlantica, differenze e, al tempo stesso, profonde consonanze nelle "culture atomiche" nazionali. Attraverso l'analisi della stampa a larga tiratura e di programmi televisivi, di documenti di archivio e sondaggi di opinione, di opere d'arte e prodotti della cultura di massa, il volume offre un quadro dei profondi mutamenti allora in atto, sulle due sponde dell'Atlantico, non solo in merito alla questione nucleare, ma a una molteplicità di temi che la rivoluzione dell'atomo evocava: le ambivalenze della modernità; la trasformazione della natura e la fine della società rurale in una fase di tumultuosa modernizzazione; il rapporto con la scienza e la tecnologia; infine, i problemi della pace e della guerra.